"La c
omme dia"Tre spettacoli tratti dalla Divina Commedia di
Dante Alighieri
Bozzetto scene e costumi per Infernazzo buffo di Emilio Ortu Lietu
I Cantica: Infernazzo Buffo
II Cantica: Jocularia Purgatoria
III Cantica: Empironauti
con
Emilio Barone | Roberto Nisivoccia | Alessia Sorvillo
scene e costumi
Emilio Ortu Lietu
drammaturgia
Sofia Pagano
regia
Alejandra Manini e S ofia Pagano
LA “COMM EDIA”,
UN'IPOTESI DI TEATRALITA'
"Commedia" è, più che il titolo, parte della definizione originale dell'opera scritta dall'Alighieri. Il titolo che è arrivato sino a noi, "Divina Commedia", è il risultato di un'aggiunta arbitraria avvenuta più tardi.
Quindi Dante ha definito la sua opera con il nome di un sottogenere, infatti, "Commedia" e "Tragedia" appartengono entrambe al genere del "Dramma" che non vuol dire "rappresentazione teatrale con personaggi e storie tristi", ma solo "azione scenica" in generale. Tuttavia tali termini avevano, nel corso dei secoli, perduto la portata della loro specificità teatrale e avevano finito per definire un genere letterario di carattere narrativo. Ma il Poeta ha voluto specificare. Che tipo di narrazione? Scartando "Tragedia", preferì "Commedia" e nello spiegare tale definizione tirò in ballo il commediografo romano più conosciuto nel Medioevo: Terenzio.
Il nostro progetto di rappresentazione di tre spettacoli tratti dalle tre Cantiche nasce da questo presupposto e dal tentativo di dare risalto ai contenuti satirici, grotteschi e comici presenti nel poema ma offuscati dalla lingua ormai in disuso, dalle cronache del tempo ormai lontane, dai colpi ritmati di tediose letture a leggio e disperate ricerche, tra le note a margine, del senso perduto.
Tale spirito vuole essere in armonia con quello del tempo, per quanto e ove possibile, ovvero col proliferare di un immaginario sconfinato sui mondi dell'oltretomba e col diffondersi di un teatro, perpetrato da mimi, cantori e giullari dove, accanto ai dialoghi, largo spazio trova la narrazione
Lo scenario infernale dantesco è un vivido mosaico di colori, suoni e odori, ma anche un portentoso pastiche di serio e faceto, tragico e comico, religioso e irriverente, canonico e ardito… un guazzabuglio, o meglio, una gozzoviglia uditiva che appaga l’immaginazione oltremisura. “Infernazzo Buffo” è una lezione-spettacolo ambientata in una sorta di “Cabaret Artistico”, è un intrattenimento colto, ma con un'anima profondamente ludica, o, forse, è solo “uno scalpello” che gioca a disincrostare dalla leziosità e la seriosità le sfolgoranti sfumature del mondo poetico di Dante… pardon, dell’oltremondo!
Durata dello spettacolo: 1 ora e 5 minuti circa
Letture dai Canti: I, V, XXXIII e XXVI
UN'IPOTESI DI TEATRALITA'
"Commedia" è, più che il titolo, parte della definizione originale dell'opera scritta dall'Alighieri. Il titolo che è arrivato sino a noi, "Divina Commedia", è il risultato di un'aggiunta arbitraria avvenuta più tardi.
Quindi Dante ha definito la sua opera con il nome di un sottogenere, infatti, "Commedia" e "Tragedia" appartengono entrambe al genere del "Dramma" che non vuol dire "rappresentazione teatrale con personaggi e storie tristi", ma solo "azione scenica" in generale. Tuttavia tali termini avevano, nel corso dei secoli, perduto la portata della loro specificità teatrale e avevano finito per definire un genere letterario di carattere narrativo. Ma il Poeta ha voluto specificare. Che tipo di narrazione? Scartando "Tragedia", preferì "Commedia" e nello spiegare tale definizione tirò in ballo il commediografo romano più conosciuto nel Medioevo: Terenzio.
Il nostro progetto di rappresentazione di tre spettacoli tratti dalle tre Cantiche nasce da questo presupposto e dal tentativo di dare risalto ai contenuti satirici, grotteschi e comici presenti nel poema ma offuscati dalla lingua ormai in disuso, dalle cronache del tempo ormai lontane, dai colpi ritmati di tediose letture a leggio e disperate ricerche, tra le note a margine, del senso perduto.
Tale spirito vuole essere in armonia con quello del tempo, per quanto e ove possibile, ovvero col proliferare di un immaginario sconfinato sui mondi dell'oltretomba e col diffondersi di un teatro, perpetrato da mimi, cantori e giullari dove, accanto ai dialoghi, largo spazio trova la narrazione
Lo scenario infernale dantesco è un vivido mosaico di colori, suoni e odori, ma anche un portentoso pastiche di serio e faceto, tragico e comico, religioso e irriverente, canonico e ardito… un guazzabuglio, o meglio, una gozzoviglia uditiva che appaga l’immaginazione oltremisura. “Infernazzo Buffo” è una lezione-spettacolo ambientata in una sorta di “Cabaret Artistico”, è un intrattenimento colto, ma con un'anima profondamente ludica, o, forse, è solo “uno scalpello” che gioca a disincrostare dalla leziosità e la seriosità le sfolgoranti sfumature del mondo poetico di Dante… pardon, dell’oltremondo!
Durata dello spettacolo: 1 ora e 5 minuti circa
Letture dai Canti: I, V, XXXIII e XXVI
- JOCULARIA PURGATORIA
E' una “giullarata” ambientata nel ‘300: due pellegrini di umile rango “per un motivo personale” rincorrono il Poeta lungo l’erta faticosa del monte “dove l’umano spirito si purga” mentre, come i personaggi di un dramma condannati a recitare all’infinito la stessa parte, coloro che incontrano non fanno che ripetere proprio le parole che Dante ha ascoltato e cantato nel poema.
I due vagabondi ci riportano quello che videro e udirono, (mentre, alla maniera dei giullari, interpretano tutti i personaggi), solo in parte trasfigurandolo attraverso i loro occhi perché, sembrerà incredibile, gli spunti comici nel Purgatorio sono già numerosi. La lingua, un medievale maccheronico dantizzante, si mescola e confonde con il testo dantesco, a volte lo simula, altre lo parafrasa, sempre in bilico tra il rispetto per la tradizione dei versi e la necessità di divulgazione.
Durata dello spettacolo 1 ora e 10 minuti circa
- EMPIRONAUTI
Chi sono gli Empironauti? "Il navigatore del Paradiso", dell'Empireo, per eccellenza è senza dubbio Dante. Ma dietro di lui c'è il lettore che si avventura, seguendo la sua scia, e che Dante ammonisce nei primi versi del Canto II, invitandolo ad abbandonare quell'impresa tentata con mezzi inadeguati. Che cosa riuscirà ognuno a portare a casa da questo viaggio? Nella "corte del cielo" si trovano molte "gioie così care e belle", che è possibile portarne via solo un pallido sembiante. Per questo motivo è proprio Dante a vacillare e ad affidare al silenzio il racconto di tanta bellezza.
Ma le anime del Paradiso continuamente interrompono il loro beatifico tripudio festoso per abbassare gli occhi verso la terra, "l'aiuola che ci fa tanto feroci"; ed ecco il compito di Dante, sancito alla presenza del trisnonno Cacciaguida: mettere da parte la prudenza, raccontare quanto ha visto, procacciarsi ostilità e inimicizia periture, in cambio d'una imperitura fama; e se qualcuno ne avrà da soffrir rogna… che se la gratti!
Durata dello spettacolo 1 ora circa