Il cappotto
L’uomo è una creatura così tanto mirabile che non puoi contare tutte le sue virtù in un sol fiato e, più lo scruti, più cose singolari scopri – e il descriverle non avrebbe mai fine.
Nicolaj Gogol
di e con
Emilio Barone| Alessandra Chieli | Francesco Petti
musiche originali dal vivo
Francesco Petti
sonorizzazione dal vivo
Emilio Barone
Una produzione Istituto di Cultura e Lingua Russa di Roma
Leggendo i “Racconti di Pietroburgo” di Gogol’ si ha la sensazione di essere sospesi tra sogno e realtà, di spiare divertiti la quotidianità di uomini e donne che si aggirano per le strade, che scrutano, che fantasticano, cercando continuamente un proprio ruolo. Lo sfondo è un’allucinata Pietroburgo. Ingannevole, oscura, maligna. Non si è mai sicuri di cosa si vedrà, di cosa accadrà.
Маленьнкий человек, l’uomo piccolo, è il protagonista gogoliano. Nei suoi racconti incontriamo impiegati, borghesucci, nobili decaduti. Sono loro i piccoli uomini che per riuscire a sopravvivere in questa spietata società hanno bisogno di costruirsi i loro mondi fatti di abitudini, manie, ossessioni, riti.
Il piccolo uomo che racconteremo è Akakij Akakievic: l’impiegato al quale un cappotto cambierà la vita. Un uomo deriso e solo, felice però del suo piccolo mondo. Di contro, una società individualista e crudele, sulla quale però il nostro eroe avrà la rivalsa sognata in un finale surreale.
Akakij è la maschera tragicomica dell’uomo comune nella sua disperata lotta per un riconoscimento sociale, per un riconoscere se stesso come individuo. Ma questo riconoscimento/riconoscersi prevede l’accettazione di un’altra maschera, quella che la società pretende. In questo doppio gioco di mascheramento si situano l’approccio grottesco di Gogol’ e l’interesse per una traduzione scenica della sua opera.
Nella messa in scena de “Il cappotto” daremo voce alle parole di Gogol’, precise ed evocative; le affiancheremo a suoni, musiche, altre voci per creare una coltre sonora che dialoghi con il testo; in questo gioco di armonie e contrasti lasceremo allo spettatore/ascoltatore la possibilità di perdersi nel mondo di Gogol’, nella sua poesia, nella sua disperata umanità.
Durata spettacolo: 1 ora circa
Маленьнкий человек, l’uomo piccolo, è il protagonista gogoliano. Nei suoi racconti incontriamo impiegati, borghesucci, nobili decaduti. Sono loro i piccoli uomini che per riuscire a sopravvivere in questa spietata società hanno bisogno di costruirsi i loro mondi fatti di abitudini, manie, ossessioni, riti.
Il piccolo uomo che racconteremo è Akakij Akakievic: l’impiegato al quale un cappotto cambierà la vita. Un uomo deriso e solo, felice però del suo piccolo mondo. Di contro, una società individualista e crudele, sulla quale però il nostro eroe avrà la rivalsa sognata in un finale surreale.
Akakij è la maschera tragicomica dell’uomo comune nella sua disperata lotta per un riconoscimento sociale, per un riconoscere se stesso come individuo. Ma questo riconoscimento/riconoscersi prevede l’accettazione di un’altra maschera, quella che la società pretende. In questo doppio gioco di mascheramento si situano l’approccio grottesco di Gogol’ e l’interesse per una traduzione scenica della sua opera.
Nella messa in scena de “Il cappotto” daremo voce alle parole di Gogol’, precise ed evocative; le affiancheremo a suoni, musiche, altre voci per creare una coltre sonora che dialoghi con il testo; in questo gioco di armonie e contrasti lasceremo allo spettatore/ascoltatore la possibilità di perdersi nel mondo di Gogol’, nella sua poesia, nella sua disperata umanità.
Durata spettacolo: 1 ora circa