I MANOSCRITTI NON BRUCIANO è frutto di un lungo lavoro di ricerca e indagine intorno al romanzo “Il Maestro e Margherita” di M. A. Bulgakov. Da questo nasce la consapevolezza che il romanzo contenga in sé, profeticamente, tutte le sfide del contemporaneo, quelle che caratterizzano il nostro presente, che, come in ogni opera d’arte immortale e senza tempo, si intuiscono tra le righe e arrivano al nostro io più profondo seguendo strade invisibili.
Abbiamo provato a raccontare la forza dirompente del grande romanzo russo, quell’irruzione improvvisa e surreale di una giustizia divina che scende in Terra a disvelare meschinità, arrivismo e profitti scatenando il caos, tentando di tracciare il potere e le sue declinazioni. Ogni cosa è possibile. In questo processo ineluttabile di transizioni e trasformazioni, si compie un continuo ribaltamento della realtà: cosa accadrebbe se fossero i malvagi a parlare di cura e pietà? Se quiete e felicità, non successo e ricchezza, fossero l'agognato cambiamento offerto dallo stringere un patto con il diavolo?
Bulgakov si interroga sul confine tra il bene e il male, sulla possibilità di immaginare un mondo senza ombre. Questo è stato un punto centrale della nostra ricerca, quali ombre e luci si nascondono dietro fatti, parole e persone?
In questo scenario di inquietudine e follia, l’uomo ha ancora un suo ruolo nella società, ma il collaboratore di cui si avvale ha le fattezze del diavolo. Del resto, quando si distrugge ogni certezza, c’è pur bisogno di credere in qualcuno. Chiunque esso sia. Il diavolo bisogna conoscerlo, non evitarlo.
Il Maestro e Margherita è un’opera letteraria ingombrante, illuminante e complessa. Quello che abbiamo cercato di fare è stato creare un’opera al contempo ridente e profonda, che possa restituire al pubblico l’allegria del pensiero; che riesca a comunicare la percezione della mediocrità ma anche della sublimità del mondo che viviamo, che faccia intravedere una speranza, quella che seppur vivendo in una società complessa, difficile e ostile, non tutto è perduto; che il senso di condivisione, il libero pensiero, l’aspirazione a qualcosa di più alto, non sono qualcosa di morto e inutile. Perché come ribatte Woland, “i manoscritti non bruciano”. Mai.
Abbiamo provato a raccontare la forza dirompente del grande romanzo russo, quell’irruzione improvvisa e surreale di una giustizia divina che scende in Terra a disvelare meschinità, arrivismo e profitti scatenando il caos, tentando di tracciare il potere e le sue declinazioni. Ogni cosa è possibile. In questo processo ineluttabile di transizioni e trasformazioni, si compie un continuo ribaltamento della realtà: cosa accadrebbe se fossero i malvagi a parlare di cura e pietà? Se quiete e felicità, non successo e ricchezza, fossero l'agognato cambiamento offerto dallo stringere un patto con il diavolo?
Bulgakov si interroga sul confine tra il bene e il male, sulla possibilità di immaginare un mondo senza ombre. Questo è stato un punto centrale della nostra ricerca, quali ombre e luci si nascondono dietro fatti, parole e persone?
In questo scenario di inquietudine e follia, l’uomo ha ancora un suo ruolo nella società, ma il collaboratore di cui si avvale ha le fattezze del diavolo. Del resto, quando si distrugge ogni certezza, c’è pur bisogno di credere in qualcuno. Chiunque esso sia. Il diavolo bisogna conoscerlo, non evitarlo.
Il Maestro e Margherita è un’opera letteraria ingombrante, illuminante e complessa. Quello che abbiamo cercato di fare è stato creare un’opera al contempo ridente e profonda, che possa restituire al pubblico l’allegria del pensiero; che riesca a comunicare la percezione della mediocrità ma anche della sublimità del mondo che viviamo, che faccia intravedere una speranza, quella che seppur vivendo in una società complessa, difficile e ostile, non tutto è perduto; che il senso di condivisione, il libero pensiero, l’aspirazione a qualcosa di più alto, non sono qualcosa di morto e inutile. Perché come ribatte Woland, “i manoscritti non bruciano”. Mai.
STAMPA
I MANOSCRITTI NON BRUCIANO di Maria Virginia Marchesano su www.gbopera.it
"Per oltre un’ora si è creata una sorta di dimensione “altra” all’interno della quale lo spettatore si è ritrovato immerso e rapito rendendo perfettamente tangibile quella sorta di sempre più raro cordone teso che si crea tra chi guarda e chi assiste e che si verifica solo quando, citando Peter Brook, si è di fronte a un’azione teatrale autentica.”
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I MANOSCRITTI NON BRUCIANO di Maria Virginia Marchesano su www.gbopera.it
"Per oltre un’ora si è creata una sorta di dimensione “altra” all’interno della quale lo spettatore si è ritrovato immerso e rapito rendendo perfettamente tangibile quella sorta di sempre più raro cordone teso che si crea tra chi guarda e chi assiste e che si verifica solo quando, citando Peter Brook, si è di fronte a un’azione teatrale autentica.”
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I MANOSCRITTI NON BRUCIANO: Dio, Satana e le verità controvertibili degli uomini
di Francesca Sposaro per www.laplatea.it
“Ogni ombra, ogni voce fuori campo, ogni musica proposta, concorrono per rendere chiaro il complesso, per raccontare la pietà, la compassione e la paura che si insinuano nelle fessure della vita e costringono gli uomini, la finzione dell’arte dietro cui si proteggono, la distorsione del potere che è violenza sull’uomo, la realtà che perde la sua nitidezza divenendo solamente un ricordo sbiadito. "
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I MANOSCRITTI NON BRUCIANO di Maria Virginia Marchesano su www.musicaeculturamagazine.it
"Per fortuna però I manoscritti non bruciano della compagnia Teatro Macondo è una scommessa vinta. Uno spettacolo dalla poetica tagliente e sognante, necessario, soprattutto in questo delicato e pericoloso momento socio-culturale.”
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"Per fortuna però I manoscritti non bruciano della compagnia Teatro Macondo è una scommessa vinta. Uno spettacolo dalla poetica tagliente e sognante, necessario, soprattutto in questo delicato e pericoloso momento socio-culturale.”
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NOTE DI REGIA
“La domanda inziale è stata: come tradurre gli infiniti piani raccontanti da Bulgakov? La risposta era semplice: impossibile. Ho iniziato così a immaginare una drammaturgia che si sviluppasse su vari livelli, che si distaccasse dall’idea di riduzione dell’opera, che la tradisse, lasciandomi guidare e ispirare dalle possibilità e le sorprese che lo spazio scenico e il lavoro attoriale concedono. Mi interessava raccontare il potere, la concomitanza dei piani temporali, le contraddizioni, le relazioni e le fragilità umane in una dimensione onirica in cui abbandonarsi. Restituire la varietà e lo spirito labirintico della scrittura di Bulgakov in un contrasto continuo di luci e ombre in cui immergerci in primis come attori. Mettere tutto e poi togliere per tenere l’essenziale di ogni piano: corpi, parole, luci, suoni, immagini e spazio. Così è iniziata la nostra ricerca, con poche parole fondamentali, fotografie e quadri, musiche e rumori, un tulle e tempo per sperimentare.” Alessandra Chieli Il lavoro ha attraversato tante fasi di studio e creazione in cui ci siamo persi e ritrovati. Il tempo, ciò che sempre manca, è un elemento necessario per scendere in profondità nella ricerca ed evitare ad esempio scelte a priori. Ad un lavoro attoriale sempre in divenire si è affiancato un processo lento e chirurgico di studio sulle luci alle quali è stata demandata la definizione della realtà, la proiezione di cose e persone, il loro posto fisico nel mondo. Luce intesa come parte integrante della scrittura scenica, in continuo dialogo con corpi e suono, luce che diventa materia, discorso, sostanza solida e significante, capace di apportare quelle trasformazioni che producono la drammaturgia di uno spettacolo. Ombre e proiezioni dipingono scenari e stati d’animo, rimandando a quel mondo onirico e inquietante così tanto presente nel romanzo. Altro focus è stato quello sul suono, inteso come creatore di scene, come musica interiore dei personaggi, del loro pensiero, il ritmo del loro vivere. L’opera è un grande concerto, in cui gli ambienti, a partire dalla città, sono indiscussi protagonisti. Un gioco in cui elettronica, musica classica, rock, voci, sospiri, rumoristica ed effetti dialogano fra loro andando a colorare la scena di significati altri e di rimandi interni. I manoscritti non bruciano è un lavoro corale in cui gli attori, destrutturando l’andamento originale del testo, ci conducono in un labirinto rarefatto, passandosi il testimone per trasportarci di situazione in situazione, avanti e indietro nel tempo. Sono corpi, voci, ombre al chiaro di luna, sono reali o ricordi, agiscono insieme, si intrecciano, si aiutano, sono in scena tutti al servizio di tutti. Il clima causato dal conflitto russo-ucraino ha impattato concretamente sulla realizzazione del lavoro. Ci domandiamo quindi quando e come un’opera d’arte smetta di essere patrimonio universale dell’umanità e diventi patrimonio culturale di una nazione. |
CREDITI
Testo - Alessandra Chieli Supervisione drammaturgica - Francesco Petti Con Emilio Barone – Berlioz, Il Maestro, Intellettuale Massolit, dottore Alessandra Chieli – Cantante, Stëpa, Margherita Anton de Guglielmo – Ivan, Azazello, Intellettuale Massolit Francesco Petti – Woland, Intellettuale Massolit Scena Ponzio Pilato Voci: Filippo Pagotto – Ponzio Pilato | Michele Guidi - Gesù | Roberto Nisivoccia - Caifa In video: Michele Guidi – Gesù | Andrea Merendelli - Caifa Direttore tecnico e luci – Emilio Barone Supervisione tecnica generale - Stefan Schweitzer Musiche originali – Francesco Petti e Emilio Barone Sonorizzazione, immagini e montaggio – Alessandra Chieli Costumi – Armida Kim Assistente di scena – Emma Tramontana Regia Alessandra Chieli Immagine originale I manoscritti non bruciano – Giovanna Guariniello Foto di scena Serena Facchin e Francesco Dejaco Una coproduzione 2022 Teatro Macondo | C.A.P.I. Consorzio Altre Produzioni Indipendenti e Teatro di Anghiari Con la collaborazione e il supporto dell’Istituto di Cultura e Lingua Russa di Roma Con il supporto del Festival dello Spettatore 2022 – Arezzo |